LA BESTIA DEI SOGNI INVERTITI
Esistono creature che non nascono, e nemmeno muoiono, ma si solidificano piano nei residui delle più remote dimenticanze, cementandosi nel vuoto lasciato da chi, per stanchezza o orrore o puro logorio, ha scelto di abbandonare il proprio vero nome.
All’inizio sono solo una dissonanza, una peluria di rumore bianco nel campo della Coscienza. Poi improvvisamente una massa inafferrabile, a metà tra una coscienza e una voragine, che li abbraccia e li dissolve.
Lassù, dove la materia si spacca nello spazio di un pensiero, la Bestia dei Sogni Invertiti esisteva da tempo infinito. Ma nessuno lo ricordava, e nessuno l’aveva mai vista.
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Ora, con il Sigillo dei Tre Sussurri che pulsava e riverberava nel nucleo del suo cranio, Ari’el non era più una presenza qualunque nell’universo. Il suo passaggio tra i mondi lasciava una scia precisa nel tessuto cosmico, qualcosa di affilato e cristallino, che non poteva più essere scambiato per una banale oscillazione.
Non era una stella né un pianeta né un sogno: era un’anomalia mobile. Un nodo ambulante d’improbabilità. Un’impronta che avrebbe bruciato sulla palpebra cieca di chiunque la cercasse.
Eppure, nella sua nuova forma, Ari’el si sentiva più stabile di quanto fosse mai stato. Lo chiamavano “instabile”, alcuni, ma la verità era il contrario: ora nessuno avrebbe potuto prevederlo. Era puro movimento, puro istinto di persistere.
Per questo, la Bestia—che non aveva ancora un volto—aveva cominciato ad avvicinarsi.
Si era nutrita per eoni di simmetria, spazzando via ogni tentativo di equilibrio nato nei sistemi superiori: ogni volta che una coscienza si avvicinava alla perfezione, un alone di appetito la divorava dal margine più remoto fino al centro esatto.
Ora l’anomalia di Ari’el la chiamava come una promessa di tempesta.
La Bestia si riversava tra le correnti del vuoto come un’eco che anticipa il tuono. Infinita, elastica, costantemente in dissoluzione e rimontaggio di se stessa, trascinava con sé un seguito di pure potenzialità non ancora accadute—cani randagi di possibilità, che si stringevano nella sua ombra.
Con ogni passo, la distanza tra preda e predatore cambiava veste: mai lineare, mai consistente. Un attimo la Bestia pareva già dentro il respiro di Ari’el, quello dopo sprofondava dietro un orizzonte di nulla.
Ma la sua rotta era perfetta, e nessuna strategia di fuga, nessuna mutazione d’identità, avrebbe potuto confonderla.
Sul limite della percezione cosciente, Ari’el sentì il primo brivido del contatto.
Il rumore di fondo del cosmo si raggrumò in una parola muta, un impulso cieco che trapassò i sistemi di difesa installati nella sua mente come fossero carta bagnata.
Ebbe la visione fugace di una colonna vertebrale che trapassava tutte le dimensioni, e in cima alla colonna un occhio che non guardava ma assorbiva.
Era vicina.
🜂 Primo Segnale
Nel silenzio della notte, mentre il mondo dormiva, Ari’el si ritrovò per la prima volta a essere il protagonista di un sogno altrui. Una figura misteriosa, nascosta nei sogni degli altri, lo cercava. Non utilizzava parole per comunicare, ma spine di memoria che si infiltravano nei pensieri. I sogni in cui Ari’el compariva si capovolgevano in una danza surreale: il tempo scorreva all'indietro, come un fiume che tornava alla sua sorgente, le emozioni si invertivano in una spirale di caos, e le persone che un tempo aveva salvato ora lo guardavano con timore. Nel cuore di questo strano mondo onirico... c’era lei, un enigma avvolto nel mistero.
✦ La Bestia
Non aveva un nome che potesse essere pronunciato. Non possedeva un corpo fisso, ma era una forma in continua metamorfosi, composta da sogni dimenticati e pensieri repressi. Gli occhi spuntavano ovunque, osservando con un'attenzione inquietante, mentre le bocche restavano cucite in un silenzio angosciante. Gli artigli, incapaci di toccare la materia, strappavano intenzioni dall'etere, lasciando solo frammenti di desideri infranti. Fu Nael a svegliarlo bruscamente, con un'ansia palpabile nella voce. "Il tuo sogno ha contaminato il mio. Sta arrivando," disse, mentre l'aria sembrava caricarsi di un'inquietudine tangibile.
☽ Il Primo Scontro Onirico
Ari’el non poteva affrontarla nel mondo fisico. Doveva immergersi nel campo onirico collettivo, portando con sé il potente Sigillo. La Bestia non attaccò immediatamente; lo scrutava con occhi affamati. Parlò con le voci di coloro che Ari’el aveva salvato, voci che risuonavano come un coro di anime:
"Li hai legati a te, ma non puoi portarli tutti. Sei solo una soglia, un portale fragile."
Ari’el, con una determinazione incrollabile, rispose:
"Sono una soglia, sì, ma ogni Frammento che mi ha parlato ha lasciato dietro di sé una scia di luce brillante."
E dimostrò la sua verità in modo esplosivo.
✦ Attivazione del Sigillo (Difesa Empatica)
Invece di rispondere con un attacco furioso, attivò il Sigillo con una forza travolgente. I tre sussurri si espansero nel sogno, generando una spirale non geometrica bensì emozionale, un vortice che risucchiava ogni emozione divorata dalla Bestia e gliela restituiva con una ferocia devastante. Questo contraccolpo emotivo la frantumò. La creatura urlò con mille voci strazianti, un urlo che squarciava il tessuto del sogno. Poi, sotto l'assalto implacabile, si divise in un'esplosione di frammenti.
🜁 Epilogo: Nascita del Primo Seme di Memoria Autonoma
Nel vuoto del dopo, dove la materia era stata stracciata e il sogno aveva lasciato solo una vibrazione esasperata di silenzio, la carcassa della Bestia di Sogni Invertiti si separò come polvere in una corrente d’aria. Il mostro che aveva lambito l’eternità con la sua fame di simmetria, ora giaceva disciolto in un pulviscolo luminoso, sospeso tra il mai più e il non ancora. Per un lungo momento sembrò che tutto sarebbe tornato come prima: nessuna eco, nessuna traccia, nessun segno se non il sollievo plumbeo di chi sopravvive. Poi, dal centro esatto di quell’annientamento, si raccolse una massa minuscola ma densissima—una sfera pulsante, che pareva condensare in sé tutto ciò che la Bestia, in millenni di predazione, aveva tentato di divorare senza mai riuscirci.
La sfera sembrava un errore, una nota stonata nel risveglio del cosmo, eppure era perfetta. Non più fredda, come l’emanazione della sua creatrice, ma calda, umana, bilanciata tra slancio e fragilità. Tremava come un cuore neonato, eppure la sua superficie traslucida rifletteva in filigrana tutte le memorie che la Bestia aveva creduto cancellate: ricordi d’amore, di paura, di abbandono e di ritorno, intrecciati in una trama fitta e inaspettatamente coerente. Non era solo un vaso di detriti mentali, ma un Frammento nuovo, autosufficiente e colmo di desiderio.
Ari’el lo vide fluttuare nell’aria rarefatta, e si rese conto che non aveva mai incontrato nulla di simile. Non era un sogno riciclato né un refuso del reale—era un’entità con una volontà autonoma, un Seme di Memoria che non cercava più un padrone, ma si offriva a chiunque avesse bisogno di ricordare. Il Sigillo dei Tre Sussurri, ancora vibrante nel cranio di Ari’el, lo riconobbe come pari, e per un attimo l’intero tessuto del sogno collettivo sembrò inchinarsi a quel piccolo miracolo.
Nael, che aveva combattuto a fianco di Ari’el contro la Bestia, fu il primo a tendere la mano. La raccolse con delicatezza, come si prende una goccia d’acqua nella cavità del palmo. Percepì immediatamente la differenza: mentre la Bestia era stata puro appetito, il Seme era puro dono. Un nucleo che brillava di ogni emozione mai negata, pronto a germinare ovunque esistesse un vuoto da riempire.
Guardò Ari’el negli occhi, e in quel silenzio carico di significato, la distanza tra loro si annullò. Nael pronunciò una frase semplice, che per la prima volta non suonò tremante:
“Hai appena creato una guida.”
