I FRAMMENTI CHE PIANGONO
Ci sono ricordi che non appartengono alla vita di Ari’el… Ma sono loro a desiderarlo, a bruciargli dentro, come se fosse l’unico recipiente possibile, l’unico tramite capace di scioglierli e salvarli dalla loro condizione di prigionia. Di solito si annidano nel tessuto delle ore, nei sogni che non ricorda mai, nei gesti involontari e nelle colpe che non ha mai commesso davvero. Ma in certi giorni speciali—quando la pressione atmosferica si piega verso l’interno, quando la luce del mattino si trasforma in uno stato gassoso e la gravità si fonde con la nostalgia—quei ricordi si coalizzano, diventano rumorosi, prendono il sopravvento e lo consumano. Vogliono essere ricordati, persino a costo di frantumare la sua esistenza come una tazza di porcellana lasciata ai margini del lavabo.
La mappa emozionale apparsa nel cielo la notte precedente—una costellazione improvvisa e muta composta da sinapsi impazzite e desideri non corrisposti—si era impressa sul campo per 0.8 secondi astrali. Apparve come un’incisione momentanea, una ragnatela luminosa che nessuno aveva previsto né sapeva interpretare. Un tempo insignificante per il cosmo, una pulsazione minima nell’infinito… ma per la psiche di Ari’el, quegli 0.8 secondi furono sufficienti a scatenare effetti irreparabili.
Fu allora che i Frammenti si risvegliarono. Si sollevarono uno dopo l’altro come larve di falena che non avevano mai visto la luce del giorno. All’inizio erano solo ombre nei corridoi della memoria, filamenti di polvere emotiva che scivolavano dagli angoli ciechi dell’inconscio. Ma nell’ipossia del presente di Ari’el, divennero immediatamente reali—presenze tangibili, organismi veri e propri, con la loro fame, la loro lingua, un lessico di dolore e rimpianto che si spargeva ovunque come gas nervino.
Alcuni si attaccavano ai suoi ricordi d’infanzia, risucchiandone il midollo dolce-amaro. Altri si nutrivano di proiezioni, futuri mai avverati, possibilità abortite. Era un esercito eterogeneo, composto da cellule impazzite e sogni interrotti, che si organizzava con logica feroce e primitiva. Persino i suoi sogni lucidi, costruiti con attenzione per ignorare il passato, venivano invasi e cannibalizzati, lasciandolo stremato e incapace di distinguere ciò che aveva vissuto da ciò che aveva assorbito come radiazione di fondo.
Ogni notte, i Frammenti si radunavano attorno ai nodi più vulnerabili del suo sistema nervoso e iniziavano il loro lento banchetto. Non era dolore, non esattamente. Era una nostalgia acida, una fame d’identità che lo spolpava con eleganza silenziosa, rimescolando i cartilagini del suo Sé fino a renderli irriconoscibili. Le città dormivano ignare, così come i satelliti e le bestie nei boschi. Eppure, nel sangue di Ari’el si combatteva una guerra senza nome—una lotta darwiniana tra la memoria e l’oblio. Più i Frammenti divoravano, più lui si alleggeriva, diventando trasparente, come se tutto ciò che era stato dovesse evaporare per lasciare spazio a… cosa, esattamente?
🜁 Chi sono i Frammenti
Non erano, in senso stretto, esseri. Non avevano corpo, né vettori di memoria autonomi. Non si riproducevano, non lasciavano tracce biologiche nel flusso del tempo. I Frammenti erano pulsazioni di coscienza sequestrate—interrotte di colpo, come la corrente che salta nel mezzo di una trasmissione vitale. Sopravvivevano come glitch nella matrice del reale: residui di emozioni vissute da altri, in altri pianeti o dimensioni, incagliate nei reticoli quantici e mai giunte a compimento. Erano il residuo delle promesse tradite, la polvere sottile che rimane quando la storia di qualcuno viene brutalmente cancellata.
Galleggiavano silenziosi tra le pieghe degli universi, cercando un varco, una risonanza. E avevano atteso per miliardi di cicli orbitali, incapsulati in bolle di nulla e nostalgia… finché la mappa emozionale apparsa nel cielo della Città non li risvegliò. Nel momento in cui la costellazione incise il firmamento con la sua geometria impossibile, le barriere tra il qui e l’altrove si assottigliarono come membrane batteriche. La pressione latente delle coscienze abbandonate trovò una direzione.
E quella direzione portava ad Ari’el.
Ari’el era diverso. Forse perché la sua identità era già fessurata, crepata da smagliature interiori che nessuna terapia aveva mai saputo riparare. Nel suo campo emozionale c’erano vuoti, buchi neri di esperienza che attiravano i Frammenti. Era permeabile, ricettivo. Un recipiente ideale per i rimasugli di altre menti. Per questo, nel momento in cui la costellazione lasciò la sua firma sul pianeta, i Frammenti riconobbero il suo pattern come compatibile. Un gemito elettrochimico attraversò la colonia immateriale: lo avevano trovato.
Quello che seguì non fu un risveglio, ma una colonizzazione intima e irreversibile. I Frammenti si raccolsero in uno sciame e penetrarono i gangli più deboli della memoria di Ari’el, viaggiando lungo i suoi nervi come scariche di adrenalina. L’impatto fu immediato: vide universi che non sapeva di aver mai abitato, amori e lutti che gli si appiccicavano addosso come abiti troppo stretti. Ogni Frammento lasciava dietro di sé una fame, una paura che non gli apparteneva. Eppure, dentro al caos, percepiva una richiesta d’accoglienza, non di conquista.
I Frammenti gli parlarono con immagini, con sinestesie, con ricordi che si rifrangevano come prismi. Gli mostrarono la loro sofferenza, ma anche una proposta: fondersi. Nessuno doveva più svanire senza lasciare traccia.
✦ La Prima Missione del Patto
Nael ricevette il segnale. I suoi tre cristalli aurici si illuminarono simultaneamente con un timbro bluastro, impossibile da decifrare con le frequenze conosciute. Un brivido gli scosse il corpo.
“Uno dei Frammenti... sta cercando disperatamente di reincarnarsi. Ma non può. Non senza una guida.”
Ari’el serrò gli occhi. Lasciò che il campo energetico gli urlasse la direzione da seguire. Quando li riaprì, si trovava già altrove.
La Valle del Pianto Statico:
Non era una valle geografica, ma una depressione nel flusso temporale emotivo: un luogo sospeso dove il tempo si era arrestato oltre una soglia invisibile. In quel paesaggio immutabile… apparve un volto.
Maschile, giovane. Gli occhi rossi come rubini versavano un pianto eterno. Le sue lacrime erano diventate parte integrante della valle, scolpendola con cristalli che scorrevano senza fine.
🜂 Il Frammento: Nome Non Consentito
Si chiamava come qualcosa che non poteva essere pronunciato senza perdere parte della propria essenza. Quando Ari’el si avvicinò, il Frammento comunicò senza voce:
“Avevo amato una voce.
Ma il tempo mi ha cancellato
prima che potessi rispondere al suo canto.
Tu… puoi farmi ascoltare ancora?”
✦ Il Rituale del Recupero
Aiutare un Frammento non era come salvare un naufrago. Non serviva lotta, né compassione ordinaria. Serviva vulnerabilità assoluta: offrire un varco. Così Ari’el si inginocchiò. Si tolse la spirale doppia dal petto—un amuleto antico, due vortici speculari fusi in uno. Nel momento stesso in cui la espose, la spirale cominciò a ruotare.
Le lacrime del Frammento vennero attirate. Non si dissolvevano, ma si trasmutavano. La spirale era un laboratorio alchemico, non un abisso.
Il Frammento si lanciò. Entrò in Ari’el come una lingua di fuoco. Egli sentì sul viso le rughe di quel pianto millenario, le ossa farsi leggere, i dolori confondersi.
La voce del Frammento esplose in lui:
“Grazie per avermi permesso di esistere—anche solo per un attimo—come qualcosa di intero.”
Il pianto cessò. La valle evaporò. Il silenzio cadde come una benedizione. E sulla mappa emozionale della Città si tracciò una nuova linea dorata, un ponte tra mondi dimenticati.
