Capitolo 9 - LA FRATTURA DELLE ROTTE FUTURE

Capitolo 9 - LA FRATTURA DELLE ROTTE FUTURE

LA FRATTURA DELLE ROTTE FUTURE

Quando un cuore si apre nel punto sbagliato del tempo…il tempo stesso si riscrive per proteggersi. Ma non solo: si contorce, si scioglie su se stesso, si reinventa ogni volta che tenta di ricomporsi, come una ferita che si rifiuta di rimarginare, che preferisce sanguinare, pur di non dimenticare. La realtà osserva il fenomeno con un distacco gelido—ma sotto la cortina dell’eternità, la sua unica vera paura è perdere il controllo.

L’epicentro fu un bacio.

Non era stato neppure un bacio vero, ma il sogno di un bacio—una promessa sottilissima che, appena accennata in quell’istante tra un pensiero e l’altro, aveva inciso una frattura nella trama dell’avvenire. Dopo il contatto con lei, con la ragazza senza memoria, la ragazza senza paura, l’aura di Ari’el aveva subito una mutazione.

Non cambiò il colore né il profumo: nessuna percezione ordinaria poteva cogliere la differenza. Ma i flussi invisibili che definivano i futuri potenziali… le linee di possibilità che si intrecciano come filamenti d’oro in una galassia… a un tratto si erano spezzati. A un osservatore estraneo, Ari’el poteva sembrare ancora la stessa creatura superba e luminosa, ma per chi sapeva leggere il tessuto del mondo, lui ora era una costellazione impazzita. Il suo destino, una volta dritto e puntuale come una freccia, ora si ramificava, si moltiplicava esponenzialmente, deviava in mille direzioni, alcune delle quali non portavano da nessuna parte.

Le conseguenze erano immediate e, in qualche modo, già preannunciate: nell’aria, una nuova tensione. La sua ombra si faceva più lunga e più nera, e a ogni passo Ari’el sentiva di portare su di sé il peso dei giorni che ancora non erano stati scritti. Quando camminava, la superficie del tempo si increspava dietro di lui, lasciando zone d’acqua stagnante dove i passi non riuscivano più a bagnare nessuno.

Sotto la sua pelle, la consapevolezza pulsava come un campo elettrico latente: ogni movimento generava una scarica, ogni parola celava un’esplosione trattenuta. Eppure Ari’el continuava a muoversi, a parlare, a ridere con la stessa leggerezza di sempre, come se nulla stesse accadendo. Forse per ostinazione. O forse per non dover ascoltare quel rombo sordo che ormai sembrava inseguirlo ovunque. Ogni notte—subito dopo il bacio—tornavano i sogni, ma non erano mai gli stessi. Si srotolavano come film infiniti, ciascuno con un finale diverso, e ogni volta che si svegliava sentiva di aver perso qualcosa di indispensabile, anche se non riusciva a ricordare cosa fosse.

Intorno a lui, le persone più sensibili cominciarono a percepire lo slittamento delle probabilità: una lieve vertigine, un senso di déjà vu che si arricciava all’improvviso dietro la nuca, come se il tempo stesso avesse inciampato. Le coincidenze si facevano più frequenti, i piccoli oggetti scomparivano dagli scaffali e riapparivano altrove, e nella memoria di alcuni le frasi pronunciate nei corridoi si duplicavano, sovrapponendosi come eco fuori tempo massimo.

C’era chi, tra i veggenti e i cronisti, iniziava a parlare di “rottura delle rotte future.” Un fenomeno raro, pericoloso, quasi sempre irreversibile.

Ari’el sentiva che la colpa era sua, anche se nessuno le aveva mai spiegato le regole—e in fondo, sapeva che era sempre stato fatto per infrangerle.

Poi arrivò Nael.

Lui non aveva bisogno di vedere per capire. Lo sapeva già: guardò Ari’el in silenzio, come si guarda il fulmine che innerva il buio e lo rende improvvisamente trasparente.

“Non sei più sulla traccia che ti era stata assegnata,” le disse con un filo di voce. “Ora è tutto riscritto. Tutto può crollare, oppure nascere di nuovo.”

Gli Effetti Devastanti della Promessa:

Fu Nael a percepirlo con un brivido glaciale.“Tu non sei più nella stessa linea,” disse con voce tremante.“Non cammini lungo un sentiero… lo stai forgiando.E chi forgia… inevitabilmente annienta qualcosa.”

Intorno a loro, i ritmi interiori delle persone iniziarono a deragliare in modo caotico, come un orologio impazzito che batte ore impossibili. Un anziano del villaggio, con la pelle rugosa come la corteccia di un albero antico, si esprimeva in lingue oscure e mai udite, suoni profondi e gutturali che sembravano provenire da un'epoca dimenticata. Un bambino, con gli occhi spalancati e lucidi come pozze d'acqua, era tormentato da sogni vividi di eventi ancora lontani ma incombenti, come nuvole nere pronte a scaricarsi sull'orizzonte. Un gruppo di sensitivi, con sguardi persi e mani tremanti, si radunava freneticamente, spinti da un impulso inspiegabile e irresistibile che li univa come fili invisibili intrecciati tra di loro.

Il campo di Ari’el distorceva le trame del tempo con una potenza devastante, scolpendo nuove rotte temporali con un'energia irrefrenabile e tumultuosa. Ogni singola nuova rotta creata sprigionava un'attrazione irresistibile, attirando osservatori con sguardi acuminati come lame e intenzioni oscure e insondabili, pronti a svelare i misteri più reconditi del tempo stesso.

✦ L’Ordine della Coerenza

Arrivarono all’alba, silenziosi come un’ombra che si forma non dalla luce ma da una pressione nell’aria. Nessuno li vide nascere—erano già lì, eppure l’universo ci mise un poco a capirlo. Non erano umani, benché il loro aspetto lo suggerisse; non erano spiriti, eppure certe vibrazioni da ectoplasmi raffinati le trasudavano, specie quando il vento tagliava netto la linea dell’orizzonte. Erano sistemi viventi, forgiati da coscienze collettive che sapevano di algoritmi e fameliche leggi fisiche, il tutto cucito insieme dal desiderio unico di preservare una coerenza—la coerenza delle trame.

Si spostavano come un branco di predatori astratti, allineati in gesti speculari, simili a doppiofili di DNA che si sovrappongono e si scambiano informazioni mentre avanzano. Ogni individuo era una sagoma traslucida, la pelle un mosaico di intervalli di assenza e di luce, ma i contorni netti come quelli di vetro lavorato. I loro volti—ed era qui che il panico si faceva largo sotto pelle—non avevano lineamenti, solo superfici riflettenti. Non somigliavano a maschere, ma a portali spalancati su un’immagine assente: specchi perfetti, in cui chiunque si riflettesse vedeva sé stesso come un’altra possibilità, una versione alternativa, una deviazione o una correzione del sé.

La loro comparsa nel villaggio fu un evento simultaneo, come il lampeggiare di una costellazione improvvisa. Si materializzarono in punti strategici: alle estremità dei ponti sospesi, vicino alle fontane delle piazze, ai crocevia dei sentieri che tagliavano il bosco. La gente non ebbe il tempo di gridare; molti scivolarono in uno stato di trance indotto, altri, dotati di sensibilità acuta, restarono congelati da un senso di déjà vu amplificato fino al punto di spasimo. Tutti, però, sentirono che la realtà si ricombinava di continuo attorno ai nuovi arrivati: i palazzi sembravano storcersi di qualche millimetro, gli orologi iniziavano a segnare minuti alternativi, le piante cambiavano disposizione delle foglie come per adattarsi a una nuova gravità.

Uno di loro si avvicinò ad Ari’el, calcolando ogni passo con la precisione di un crepuscolo che si stende sulla terra. Si fermò a pochi metri da lui, lo osservò con la perfidia gelida dell’inanimato, e in quel riflesso istantaneo Ari’el vide una versione futura di sé: i capelli raccolti in modo diverso, la fronte più ampia, le mani intrecciate in segno di resa. Un’Ari’el che aveva ceduto, assimilato e conforme, pacificato come una linea piatta sull’elettrocardiogramma del cosmo.

Se non fosse stato per Nael, l’atmosfera sarebbe collassata in un silenzio insostenibile; invece lui la sostenne, restò accanto ad Ari’el, e la sua ombra si sovrappose per un istante a quella del visitatore. Il sistema avanzò la sua richiesta, trasmettendola attraverso uno strano riverbero nella mente di Ari’el: “Tu sei una deviazione attiva. Se continuerai, dovremo ridurre il danno… oppure farti diventare parte del tessuto.” Non c’erano minacce nel tono—era più una formula matematica, una constatazione disadorna come lo scheletro di un morto.

Ari’el chinò appena il capo, ma non per cedere. Sotto la pelle, la spirale doppia che gli attraversava il corpo—un tatuaggio ancestrale o forse una ferita non guarita—lampeggiò di luce azzurra. Era come se il suo DNA stesso avesse deciso di rispondere: la doppia elica si accese, ruotando al rallentatore in una dimensione parallela. E mentre la figura riflettente attendeva la sua resa, fu la spirale a parlare per lui, in una lingua che sembrava fatta di equazioni e frasi spezzate.

“Non sono un errore,” disse. “Sono il ritardo necessario che impedisce l’illusione della perfezione.”

Per un lungo istante, il villaggio intero rimase in sospensione: neanche il vento si muoveva. Poi, come se una fessura invisibile si fosse aperta nell’universo, un’ondata di memoria pregressa travolse le persone presenti. Gente che aveva dimenticato i propri sogni li rivide tutto d’un tratto, bambini che non avevano mai pianto cominciarono a singhiozzare, i vecchi sentirono sulle ossa la nostalgia della loro infanzia di pietra.

Gli inviati della Coerenza non fecero un passo, ma la loro presenza si intensificò, creando un campo di gravità che attirava pensieri, ricordi futuri e domande irrisolte. Ari’el li ignorò. Perché quello che nessuno poteva sapere è che il suo cuore aveva già scelto: preferiva la vertigine del possibile alla sicurezza della ripetizione.

Fu allora che Nael comprese la verità, la sua ragione d’essere lì e il vero fine della sua esistenza. La tensione tra Ari’el e l’Ordine era il crash finale di una catena di eventi troppo lunga per essere riparata. Adesso toccava a lui. Ed era un tipo di scelta che non ammetteva ritorno.

☽ Nael fa la sua scelta

Nael comprese che il suo tempo trascorso con Ari’el aveva compiuto uno scopo importante, come un capitolo che si chiude con grazia e significato. Tuttavia, ora si trovava a un bivio, un momento di decisione che richiedeva la sua attenzione e il suo cuore. Doveva scegliere: seguire Ari’el lungo quel sentiero incerto e deviante che prometteva avventure sconosciute, o tornare alla sua linea originaria, quella che aveva seguito per tanto tempo, sicura e familiare come una vecchia canzone.

Con un gesto delicato ma fermo, Nael prese il polso di Ari’el, sentendo il calore e il battito che sembravano sincronizzarsi con il proprio. I suoi occhi si posarono sulla spirale intricata che sembrava danzare tra di loro, un simbolo di infiniti percorsi e possibilità. Con voce che vibrava di determinazione e curiosità, dichiarò: “La coerenza è un conforto, come una coperta che avvolge e protegge. Ma io voglio capire cosa succede… quando l’universo è costretto a riscriversi per un solo battito autentico, un istante che cambia tutto.”

Nael scelse di restare accanto ad Ari’el, e in quel momento, qualcosa di profondo e misterioso si attivò dentro di lui: una nuova linea di vita, non prevista nelle mappe del destino, non tracciata da alcuna mano conosciuta. Era come se un intero universo di possibilità si fosse aperto davanti a lui, pronto per essere esplorato e vissuto.

🜁 Apparizione: La Prima Ombra delle Future Guerre

Nel cielo della Piana si aprì una fenditura nera.

Durò solo pochi istanti.

Un occhio dorato la attraversò.

Non guardava loro.

Ma ciò che avrebbero potuto diventare.

Era il primo segnale.

Le Guerre delle Rotte stavano per cominciare.

E loro…

erano il motivo.

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